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Shockstop suspension stem by Redshift

“Corsi e ricorsi storici” recitava Giambattista Vico, e infatti chi, come me, ha avuto la fortuna di gareggiare agli albori della Mtb, ricorderà certamente i primi tentativi di “attacco-ammortizzato” dalle Softride montate sulle Richey di “Tomboy” Frischknecht e Djernis, alle Girvin che equipaggiavano le Pro-Flex dell’epoca; un must per noi adolescenti-biker di quegli anni.

Succede poi che nel 2013, Stephen, Erik, and Scott si uniscano con l’obiettivo di produrre componenti “con l’obiettivo di aiutare i ciclisti e triathleti a gareggiare più a lungo, più velocemente e più confortevolmente sulle bici che già possiedono”. Poco dopo, nel 2015, su Kickstarter lanciano il loro ShockStop ed ottengono un riscontro entusiasmante, tanto da mettere in produzione e lanciare sul mercato il loro attacco ammortizzato “ShockStop suspension stem”. Abbiamo iniziato a parlare con Erik a fine febbraio e da allora (tralasciando l’epopea per la consegna causata da lungaggini doganali tipiche dell’Italia-burocratico-parassitaria) stiamo pedalando sul loro ShockStop suspension stem in tutti gli allenamenti ed eventi gravel. L’attacco viene fornito con una serie di elastomeri a durezze diversificate che, combinati tra loro, regalano il comfort promesso; nella confezione viene inserita una tabella con i vari settaggi che variano in base al peso e al tipo di manubrio dell’utente. Abbiamo provato le varie combinazioni, ma ci sentiamo di consigliare vivamente quelli suggeriti dal fabbricatore perché sono parsi davvero ideali.

Il montaggio è semplice e veloce ma bisogna dare la giusta attenzione alle istruzioni fornite da Redshift perché è molto facile installare erroneamente gli elastomeri (anche al BAM abbiamo visto una pipa “bloccata” probabilmente per l’errato montaggio degli elastomeri… ci siamo passati anche noi) e danneggiare la vite che tiene il cuneo che blocca gli elastomeri ma poi il gioco è fatto. Un’operazione questa, che può essere fatta da chiunque abbia un po’ di manualità e confidenza con la manutenzione della bici; operazione che può essere fatta anche pochi minuti prima “sul campo gara” in base al percorso che ci si trova ad affrontare. Il pezzo è di ottima fattura/finitura e nelle ultime versioni viene fornito con un nuovo set di viti in acciaio inossidabile.

Abbiamo percorso oltre 1000 km con le nostre pipe ed ora è davvero difficile tornare indietro, dopotutto durante in un email di confronto Erik ci aveva avvisati, “quando tornerete su un’attacco standard sentirete la differenza” …aveva ragione da vendere!

Se alla prima uscita non si sente l’ammortizzazione pensata, appena si torna alla vecchia pipa, si capiscono tutti i benefici e il comfort che il loro ShockStop sa regalare. Se consideriamo la semplicità di montaggio/regolazione/peso/costo/manutenzione (molto più abbordabile di una qualsiasi forcella ammortizzata), questo attacco si preannuncia come “la chicca” ideale per i graveleurs esigenti e attenti al comfort, per chi adora macinare lunghe distanze e per chi fa “vero gravel” su strade bianche ben battute e pavé “duri”. Alessandro M. NB: Questo test è stato fatto da Gravelitalia senza aver ricevuto nessun compenso e nessuna pressione/sponsorizzazione da parte del produttore.




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